“Libertà” nelle carte – libertà della Chiesa e di Firenze, nella Bibbia e con Maria
La parola libertà ha due livelli di significato: uno di realtà, riguardante la mancanza di costrizione fisica, ad esempio nelle pubbliche carceri o in stato di schiavitù, e l’altro di concetto essendo per i singoli o le nazioni un ideale dello spirito associato all’autodeterminazione nelle azioni e nelle scelte.
Poche volte tale termine si trova ricordata dai manoscritti medievali rogati dai notai – che sono quelli su cui facciamo ricerche –.
Come libertà della Chiesa è citata in particolari occasioni negative con lo scopo di protestare e manifestare la sua indipendenza dal potere di re e di stati in ogni aspetto (tasse, giurisdizione, nomine della gerarchia ecc.). Successivamente, sempre nei documenti da noi preferiti, diviene libertà civile, della quale Firenze lasciò testimonianza ad esempio in istituzioni di emergenza quali i Dieci di Libertà o di Balìa (secoli XIV-XVI), responsabili delle questioni riguardanti la guerra e la sicurezza all'interno del territorio, o di consuetudine come i Priori di Libertà, che furono i Priori delle Arti associati al vessillifero di Giustizia ...
Non fu certo per caso: per la Firenze dei tempi gloriosi autodeterminazione e osservanza delle leggi furono considerate indivisibili sull’esempio di una fonte e di un ideale antichi: Roma e il suo diritto.
Cicerone scrisse: “Libertas est potestas vivendi ut velis” (La libertà è la potestà di vivere come vuoi) e aggiunse per evitare equivoci: “Si omnia populi arbitrio reguntur, dicitur illa libertas, est vero licentia” (Se tutto è sottomesso all’arbitrio del popolo, quel regime si chiama libertà, ma in realtà è dissolutezza) ...
Il concetto immateriale di libertà logicamente si comprende andando oltre il significato ‘temporale’ della parola e si riconosce in Dante che la chiamò “cara”, “come sa chi per lei vita rifiuta” (Purg 1-71) e che la disse propria delle creature intelligenti le quali “e tutte e sole, fuoro e son dotate” (Par 5-22).
Il Poeta ne fu anche un “buon maestro” perché volle essere un “buon cristiano” – ed è considerato tale ieri e oggi anche dai commentatori più agnostici e antimetafisici.
Fondamentali per lui furono i testi antichi, in primis la Bibbia, nel cui Vecchio Testamento la libertà si lega ‘apparentemente’ solo al cancello di una prigione o alla schiavitù dei popoli, mentre nel Nuovo Testamento cambia paradigma, leggendo nel piano spirituale anche le vicende precedenti.
Nei Vangeli si trova quando Cristo nella sinagoga prese il volume e annunciò:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore ... Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”.
Come conseguenza delle sue scandalose parole il Signore fu contestato, deriso e cacciato via (Luca 4, 18ss).
I tempi però erano nella pienezza per il cambiamento ... Non molto tempo dopo San Paolo riprese l’annuncio e il concetto di libertà:
“La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Romani 8, 19 ss.)
“Non sarà certo un alimento ad avvicinarci a Dio; né, se non ne mangiamo, veniamo a mancare di qualche cosa, né mangiandone ne abbiamo un vantaggio. Badate però che questa vostra libertà non divenga occasione di caduta per i deboli” (Corinzi I 8, 9).
“Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà” (Corinzi II 3, 17).
“Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme ... in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani ... Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere. E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi” (Galati 2, 2 ss.).
“Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri” (Galati 5, 13).
“Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare, preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù (Filemone 1, 8, 9).
“In verità Mosè fu fedele in tutta la sua casa come servitore, per rendere testimonianza di ciò che doveva essere annunziato più tardi; Cristo, invece, lo fu come figlio costituito sopra la sua propria casa. E la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo” (Ebrei 3, 5-6).
“Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne; avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio” (Ebrei 10, 19-21).
Anche gli apostoli scrissero:
“Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo” (Giacomo I, 25-27).
“Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio” (Giacomo II, 12-13).
“Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio” (Pietro I 2, 16).
“Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l'ha vinto” (Pietro II, 19, 19).
Si può associare Maria alla libertà ideale?
Nella Polyanthea del padre Ippolito Marracci, consultata anche dai teologi scrittori moderni (e guarda un po’ citata raramente nelle bibliografie), la Madre del Signore è detta Libera, Liberatio e Libertas e molte volte Liberatrix, cioè liberatrice, Colei che affranca dal pericolo e da altre contingenze che messe in fila, secondo gli autori citati, sono i flutti delle procelle, le tribolazioni, i nemici, la dannazione del giudizio, il male e il Maligno, le tentazioni, la maldicenza, le prigioni o i peccati ... Èd è anche “Liberatrix in Christo mortuorum” (liberatrice dei morti in Cristo) secondo la definizione di Giovanni Tritemio abate benedettino tedesco († 1516).
L’attributo dataLe di Libertas invece ha solo tre citazioni:
“LIBERTAS iucunda” (Ave iucunda libertas) secondo De laudibus Beate Mariae Virginis, Sermo), di Efrem il Siro di Nusaybin ( † 373).
“LIBERTAS inferioris creaturae” (della creatura inferiore), scritta dall’Idiota (cioè Raimondo Giordano, canonico regolare agostiniano, † 1381) nelle sue Contemplationes de B. Virgine Maria. E dello stesso teologo:
“LIBERTAS creaturae inferiori à Deo edificata” (libertà edificata da Dio alla creatura inferiore – più debole) ...
Paola Ircani Menichini, 22 agosto 2025. Tutti i diritti riservati.
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